Ci troviamo davanti a una teca di vetro contenente l’intero scheletro di un cavallo, così com’è stato rinvenuto in una tomba dell’epoca romana.
Si tratta di un animale di piccola taglia, di sesso maschile e dell’età di 12 anni circa, deposto su un fianco insieme ad alcune vertebre e ossa del cranio di un bovino, in alto a sinistra. Possiamo notare la grande colonna vertebrale del cavallo e le lunghe costole curve. Il cranio è grande e slanciato e, al suo interno, sono visibili i denti. Il cavallo non mostra segni evidenti di malattie, né di ferite da armi da taglio e non è possibile quindi definire quale sia stata la causa della sua morte. Si possono fare soltanto delle ipotesi e immaginare che sia stato sacrificato, in connessione con i riti legati ai cicli agrari o con la morte del suo padrone, oppure che la tomba rappresenti solo un gesto di rispetto per un animale morto. La tomba era stata riempita da terra e chiusa in superficie con alcune tegole.
Nel Veneto preromano il cavallo era particolarmente importante, come ci tramandano gli autori antichi e come testimoniano i rinvenimenti archeologici. I cavalli veneti, animali di piccola taglia come l’esemplare che abbiamo davanti, vengono ricordati in numerosi brani di poeti e scrittori greci per la loro bellezza e la loro grande velocità nelle gare di corsa. Costituivano una risorsa economica importante per i Veneti antichi che li allevavano e li vendevano. Erano inoltre venerati in modo particolare, tanto che nei santuari veneti sono molto frequenti modellini di cavallo in metallo offerti alle divinità e ai cavalli venivano riservati interi settori dei cimiteri. In età romana l’allevamento dei cavalli da corsa non venne più praticato, ma rimasero in uso alcune tradizioni legate a questi animali, come ben rappresentato da questa sepoltura.