Si tratta di una piccola scultura in marmo bianco in cui sono rappresentati due volti opposti l’uno all’altro, con le teste che si fondono tra loro.
Anche se la superficie della scultura è molto consumata, sono ben distinguibili due teste maschili con barba lunga. Quella in migliore stato di conservazione si può attribuire al dio del vino Dioniso, mentre l’altra è identificabile con un Satiro, grazie alle orecchie appuntite e ai frutti d’edera sulla fronte, dettagli che caratterizzano solitamente questo personaggio.
Questa scultura, databile al I secolo d.C., è stata rinvenuta nel 1963 nell’ex fondo Rossi a Borgoricco, nell’area di una ricca villa della quale forse decorava il giardino, come suggerisce il confronto con le domus di Pompei. Probabilmente, era fissata sopra un pilastrino, come dimostrano i due incassi rettangolari presenti ai lati.
Questo tipo di scultura è denominato “erma” poiché il soggetto rappresentato in origine in questo tipo di sculture era Ermes, dio greco della fecondità, messaggero degli dèi e protettore del commercio e dei viaggiatori. Il pilastrino che reggeva la testa, di solito, era completato da due braccia stilizzate ai lati e dalla rappresentazione propiziatoria dell’organo sessuale maschile. Per invocare la protezione del dio Ermes e per indicare la strada ai viandanti, le erme venivano collocate nelle vie e negli incroci, oltre che presso i confini. Nel mondo romano si perse progressivamente il valore sacro dell’erma, che divenne un elemento ornamentale, rappresentando non solo divinità, ma anche ritratti di persone.